Capitolo 2 - I benefici dell'acqua di rubinetto per l'ambiente

Uno dei motivi principali che ha portato molti istituti scolastici a prendere la decisione di eliminare totalmente l'uso di bottiglie di plastica durante i pasti o la ricreazione, portando solo acqua di rubinetto nelle mense e sui banchi, è la crescente sensibilità alle problematiche legate all'eco-sostenibilità, in quanto il non utilizzare acqua minerale in bottiglia contribuisce alla causa ambientale riducendo la produzione di uno dei principali rifiuti inquinanti: la plastica.

2.1 Plastica e ambiente

Il principale fattore di inquinamento nel nostro pianeta è la plastica.

Il termine plastica viene utilizzato per indicare una serie di materiali composti da polimeri, cioè macromolecole che possono essere ottenute da sostanze derivate dal petrolio (ad esempio etilene o benzene) o da altre fonti.

Il ciclo produttivo delle materie plastiche inizia dal petrolio e raggiunge la realizzazione del prodotto attraverso una serie di passaggi che possono essere sintetizzati come segue:

petrolio → monomeri → polimeri → materie plastiche → prodotto finito

Esistono diversi tipi di plastica, come i polimeri termoplastici e termoindurenti:

  • i polimeri termoplastici (la "plastica" propria) sono quelli che, se riscaldati, assumono una consistenza liquida o uniforme, come il nylon (o la poliammide) o il PVC (polivinilcloruro o polivinilcloruro) e che con il raffreddamento si induriscono;
  • i polimeri termoindurenti (o resine) invece, quando sottoposti a determinate temperature o in presenza di particolari sostanze, vengono trasformati in materiali rigidi, insolubili e non fusibili, come il poliuretano (PU).

La grande diffusione che la plastica ha avuto e ha si basa su alcune delle sue caratteristiche che la rendono un materiale unico: flessibile, leggera, igienica e con un eccellente rapporto costo / efficacia. Tuttavia, negli ultimi anni si è notato anche gli effetti negativi della plastica sull'ambiente, principalmente a causa delle difficoltà di smaltimento di questo materiale, considerando che la plastica impiega più di 400 anni a degradarsi.

Infatti, secondo uno studio pubblicato su Science Advances, e recentemente premiato dalla Royal Statistical Society, delle 8,3 miliardi di tonnellate prodotte fino al 2015, 6,3 sono diventate rifiuti. Solo il 9% di questi 6,3 miliardi di tonnellate è stato riciclato, la quota maggiore - il 79% - si sta accumulando in discarica o finisce nell'ambiente, dispersa come spazzatura. Se continuiamo a questo ritmo, entro il 2050 ci saranno 12 miliardi di tonnellate di plastica in discarica.

I costi per le comunità umane e gli ecosistemi sono enormi. Si stima che l'impatto dell'inquinamento da plastica sugli oceani ammonti a otto miliardi di dollari all'anno. Il settore più colpito è la pesca, soprattutto a causa della diminuzione delle risorse idriche. Oltre 270 specie di animali tra mammiferi marini, rettili, uccelli e pesci sono intrappolati in rifiuti di plastica come reti da pesca abbandonate: le conseguenze sono spesso mortali. 240 sono invece le specie animali che molto spesso finiscono vittime dell'ingestione di plastica. In questo caso i blocchi intestinali, le lesioni e le ulcere sono quasi sempre fatali. Gravi impatti economici si verificano anche nel settore del commercio marittimo e del turismo.

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